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Desengaño

“ma, sia realtà o sogno, una sola cosa importa: agire bene” (III,4)
Desengaño

Questa settimana la si comincia in Spagna, con la battuta che sancisce il punto di arrivo della riflessione di Sigismondo, protagonista di uno dei due fili conduttori di La vita è sogno di Pedro Calderon de la Barca.

La vita è sogno, dramma del 1635, appartenente al genere della Comedia Nueva, proprio della Spagna del Seicento. Dominato da due fili conduttori, inerenti due vicende parallele, ben distinte fra loro, l’una con focus sul Principe Sigismondo, sul quale ci concentreremo, e l’altra che vede protagonista Rosaura con la sua ricerca d’identità.

A quale riflessione giunge Sigismondo?

Erede al trono di Polonia, fatto rinchiudere, sin dall’infanzia, in una torre dal padre Basilio in seguito a delle rivelazioni astrologiche da cui scoprì che una maledizione avrebbe portato il figlio a compiere un parricidio e divenire un tiranno. Ciononostante, in tarda età, in preda ad un ripensamento, decide di offrire al giovane un’occasione di riscatto, affidandogli, per un giorno il controllo del regno; nel caso in cui Sigismondo avesse dimostrato di essere all’altezza del compito, gli avrebbe rivelato tutta la verità. Cosa che non si verifica. Sigismondo, quindi, viene riportato nella torre, e quando il giorno seguente il giovane si risveglia nuovamente nella torre, gli viene detto che quell’esperienza di libertà provata, era un sogno. Il principe viene preso dal dubbio e dall’angoscia: “ma, sia realtà o sogno, una sola cosa importa: agire bene” (III,4). Prende amaramente atto di come sia impossibile distinguere sogno e realtà, la vita di ogni uomo è fatta di ambiguità e di incertezza continue, in questo stato di continuo dubbio, l’unica soluzione ragionevole, è quella di operare bene, solo così non si arriverà mai alla delusione e all’amarezza del riconoscimento di un errore.

Il tutto ovviamente da leggersi nell’ottica dei fondamentali presupposti ideologici della società spagnola del seicento: la fedeltà alla legge, rispetto dell’ordine costituito e del potere legittimo.

Ma, se è vero che, un classico non smette mai di dirti quello che ha da dire, cosa ha da comunicare questo indubbio vertice di letteratura seicentesca a noi, spettatori della vita nel III Millennio?

Forse come Ronconi dichiarò alla conferenza stampa di presentazione dello spettacolo di “La vita è sogno” realizzato sotto sua regia negli anni duemila, “rappresentare un classico è un modo per avvicinarci e allontanarci a un tempo dal passato. Proprio come avere in mano un cannocchiale per guardare da lontano e vicino.”

Se vivere è sognare, è necessario affrontare la vita con Desengaño, con la consapevolezza che tutto quanto appare instabile, effimero, incerto; consapevoli del carattere illusorio dell’esperienza umana.

La risposta di Sigismondo a questa consapevolezza, è l’agire rettamente, la nostra?

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