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Max Capozzi: “In Delirium ho voluto togliere l’ultimo pezzettino rimasto di corazza”

"Se sei sensibile, allora ti chiamano "coglione", ecco la verità che ti sputa in faccia, questo mondo di cartone."
Max Capozzi: “In Delirium ho voluto togliere l’ultimo pezzettino rimasto di corazza”

Rosa Spampanto ha intervistato per il Magazine MaxParisi2.0 Max Capozzi, giovane scrittore di talento, che con le sue poesie ha conquistato il web. La prima poesia d’amore la scrive a soli 12 anni e da li non si è più fermato. Il suo ultimo progetto si chiama “Delirium”. Noi l’abbiamo voluto incontrare per farci raccontare un po di lui e della sua passione. Buona lettura a voi.

Ciao Max raccontaci un po di te e di come nasce la tua passione per la scrittura?

La prima poesia d’amore, l’ho scritta a 12 anni. Frequentavo la seconda media e dato che sono sempre stato timido, per dire a una ragazza della mia classe che mi piaceva, le ho composto dei versi. Mi venne naturale, come se la penna iniziasse a suggerirmi le parole per aiutarmi a descrivere le emozioni che sentivo, ma che non riuscivo a pronunciare. Da quel momento in poi, non ho mai smesso di scrivere, di leggere poesie e di appassionarmi profondamente alla letteratura. Il primo scrittore che mi colpì fu Rimbaud, al quale poi seguirono Keats, Kerouac, Bukowski, Neruda, Leopardi, Ungaretti, Alda Merini e Pirandello, solo per citarne alcuni.Quelle che scrivevo, erano emozioni solo mie, che tenevo per me e che raramente facevo leggere a qualcuno, perché per me scrivere ha sempre avuto una finalità terapeutica.

Cosa vuol dire per te scrivere?

Come ti dicevo, per me scrivere ha sempre avuto una finalità terapeutica. Poi, col tempo, ha iniziato a diventare una specie di droga, scrivere. Scrivere è disegnare un mondo nel mondo, col punto di vista del tuo personalissimo cannocchiale del cuore. Ecco perché posso affermare, con estrema sincerità, che scrivo ogni volta che qualcosa o qualcuno mi suscita un’emozione. Mi ritrovo a scrivere ovunque, perché scrivo di getto, di pancia. Poi magari rielaboro qualcosina, ne modifico la forma, ma la sostanza è tutta lì, nella prima scarica emozionale che mi sale fino al cuore.

Raccontaci di Romeo, Lucifero e Max. Come nasce?

C’è una leggenda degli indiani cherokee, in base alla quale ogni essere umano ha dentro di sè, due lupi: quello bianco e quello nero. Il lupo bianco, più razionale, ci spinge all’autocontrollo, ci fa essere gentili e comportarci bene con gli altri. Il lupo nero, di contro, è il nostro lato caotico, peccaminoso e guerrigliero. Ma sempre secondo la leggenda, entrambi hanno un valore enorme, nell’equilibrio che vive dentro di noi.Ecco, io per superare uno dei momenti più difficile della mia vita, ho voluto guardarmi dentro, per comprendermi nel profondo. Così ho preso spunto da questa leggenda per dare un nome ai miei due alter ego: Romeo è il mio lupo bianco, colui che scrive d’amore, che si commuove se guarda un film e che è il mio lato sensibilile. Lucifero invece è quel bisbiglio che sento di tanto in tanto, e che a volte mi spinge a essere un po’ più leggero, caotico ed egoista. Non è cattivo, lui, ma di certo è il mio lato più superficiale.Max, invece è colui che li tiene a bada entrambi, che sa come placarne uno mentre da più spazio all’altro. E’ equilibrio e saggezza, è il detentore della consapevolezza che vive in me.

Delirium è il tuo secondo libro. Chi o cosa l ha ispirato?

Delirium è la seconda parte del viaggio interiore che ho compiuto, la stagione della maturità definitiva, anche se poi, in realtà, io sono convinto che cambiamo e cresciamo ogni giorno. Diciamo che nel secondo libro, risulto anche più libero di esprimere la mia scrittura senza limiti o paure, senza dover in qualche modo e per esigenze editoriali, imbrigliare i versi sciolti che tanto amo scrivere.

Nella bio si legge : ” finalmente ho accettato Max”, quindi ti chiedo : “Chi è Max? E come ti descriveresti a chi non ti conosce?

Credo che Max, nella sua totalità, sia un uomo che è donna al 50%. Con il termine “donna”, mi riferisco alla sensibilità che mi accompagna da sempre e che mi porta ad osservare tutto, a notare le sfumature, i sapori, a comprendere gesti e parole. Sono un uomo che ama tanto e altrettanto desidera e pretende da chi lo sceglie come compagno di vita. L’amore 9 e mezo, 7 o 8, non mi interessa. Io voglio 10, perché do 10, ecco.

” In Delirium ho voluto togliere l ‘ultimo pezzettino rimasto di corazza”. Spiegaci meglio.

Parlo delle maschere Pirandelliane, quelle che utilizziamo tutti per proteggergi perché ci fanno sentire più sicuri, accettati in una società che esalta le apparenze, dimenticandosi dell’essenza e della sostanza degli esseri umani. Questo mio mostrarmi senza filtri, avevo già iniziato a farlo col primo libro, ma in Delirium ho voluto togliere anche le ultime rimanenze che in un processo di cambiamento interiore così grande, inevitabilmente possono perdurare. Pochi giorni fa, ho scritto questo: Se sei sensibile, allora ti chiamano “coglione”, ecco la verità che ti sputa in faccia, questo mondo di cartone.

Quali i tuoi progetti futuri?

Ho quasi chiuso il mio primo romanzo. Sarà ovviamente una storia d’amore, una storia molto intensa, fatta di sogni ma soprattutto di vita vera, ma non dico altro. Per me questo lavoro è stata una sfida molto faticosa, perché quando sei abituato da 30 anni a scrivere poesie ed avere il dono della sintesi, mettere in piedi una storia più articolata e avvincente, non è proprio cosa semplice semplice, ecco. Ma spero tanto che piaccia e che mi consenta di fare un salto di qualità come scrittore. Non vi svelo ancora nemmeno il titolo, sia perché non posso, sia perché ancora non è definitivo, perché non ho scelto quale delle due alternative che mi piacciono, sarà poi effettivamente il titolo del mio primo romanzo. Magari lo chiederò a tutte le persone che mi seguono ogni giorno su Instagram, così mi aiutano loro a decidere!

Credits:

foto di Dario Lalli