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NOVITÀ NELLA TRADIZIONE, UN OLTRAGGIO?

NOVITÀ NELLA TRADIZIONE, UN OLTRAGGIO?

Con l’avvento di tempi dalle tinte non decisamente brillanti, perché non dare una mano di glitter parlando del bello? Si riparte con la rubrichetta!

Tra sfumature vivide e brillanti dell’ultimo periodo, come non citare @cmqmartina, giovane artista da qualche mese sugli schermi di Sky Uno in XFactor 2020.

Lunedì scorso, all’assegnazione del brano di Battisti “Il mio canto libero sei tu” per il secondo live, la “ribelle”, così definita scherzosamente dal suo giudice Hell Raton, accoglie entusiasta la sfida, rimarcando un concetto decisamente brillante:

“è il pezzo del cuore. (…) La mia generazione, ma soprattutto i ragazzi più piccoli di noi, stanno iniziando a dimenticarsi di quella parte di musica. Non deve succedere, cioè, non possiamo permetterci di lasciare in un cassetto il cantautorato italiano, bisogna tirarlo fuori e metterlo in una luce diversa, farlo ascoltare in una luce diversa per ridargli vita. …. Ho sempre un legame molto forte con i pezzi che canto.”

Parole toccanti, che subito, hanno cominciato a rimbalzare nella mia testa fino a raggiungere un saggio scritto dalla penna di Linda Hutcheon, “Teoria degli adattamenti, i percorsi delle storie fra letteratura, cinema, nuovi media”, dove incontriamo queste esatte parole:

Le storie riescono ad essere raccontate e riraccontate in modi diversi, in nuovi contesti culturali e in diverse materie dell’espressione; come i geni, si adattano ai nuovi ambienti in virtù della loro capacità di mutazione-nei loro “discendenti” e cioè nei loro adattamenti. E le storie più forti e poste nelle migliori condizioni fanno ben più che sopravvivere, fioriscono.”

Non siamo, forse, ancora una volta, di fronte a quel bellissimo ed infinito dialogo fra tradizione e innovazione che ha fatto grandi tutte le nostre letterature, le storie dell’arte, del cinema?

Artisti che nell’atto di inserirsi in una tradizione e di innovarla, tengono conto del pubblico cui si rivolgono, un pubblico in grado di cogliere i loro giochi letterari, apportando del nuovo, facendo parlare anche loro stessi.

Quando @cmqmartina fa suoi brani come quello di Battisti o di ModugnoHo sempre un legame molto forte con i pezzi che canto”, dove un “dio come ti amo”, urla di gioia immensa nel 1966, sembra diventare nel 2020 un sussurro quasi nostalgico, non sta forse facendo lo stesso che Seneca e Apollonio Rodio hanno fatto della Medea di Euripide? Da Madre disperata in Euripide, a Donna lacerata da uno scandaglio psicologico causa accettazione del sentimento d’amore che la porterà a rovina in Apollonio, ad incarnazione della devastazione dell’Ira che stravolge persino l’istinto materno in Seneca? Intendiamoci, non è che Apollonio Rodio o Seneca non abbiano “capito” la Medea di Euripide, semplicemente l’hanno fatta loro, del loro tempo, come non credo che @cmqmartina non abbia compreso brani come quello di Battisti o di Modugno, li ha semplicemente resi suoi! Sottile confine fra un nuovo prodotto artistico e una copia?

In altre parole, siamo di fronte ad uno sguardo artistico che affonda le sue radici nella tradizione, sperando di esserne all’altezza, portando, però, un’innovazione, una novità, strumento perché una determinata storia declinata in tutte le sue lingue, fino a quella universale della musica, possa dialogare con la contemporaneità, e così sopravvivere, fiorire come direbbe la Hucheteon e come @cmqmartina pronuncia con voce quasi rotta dal grido di battaglia alla difesa di un Cantautorato Italiano che possa conversare in modo  fluido e meno impacciato con le generazioni da lui, temporalmente, più distanti.

Se questo, è per molti da considerarsi un oltraggio, allora, lunga vita agli oltraggi!

Infine, come una mia cara eco fiorentina mi ricorda, Giano Bifronte insegna: “Certamus futuris, praeteriti memores!-Combattiamo per il futuro, memori del passato!” Alla Prossima!